GIARABUB

 

Ricade in questo periodo l’anniversario della lunga battaglia tra le truppe italiane ed inglesi intorno all’Oasi di Giarabub.

Purtroppo tra le tante cose che si ricordano e si commemorano, pochi, e praticamente quasi mai le Istituzioni,  si ricordano dell’epica resistenza che i nostri soldati opposero alle meglio equipaggiate, meglio fornite e più supportate, anche dall’aria, truppe inglesi e australiane.

Per mesi nulla potettero,  né la superiorità dei mezzi, né gli inviti alla resa da parte dei britannici.

Gli iniziali 1300 uomini, ridottisi man mano a meno di 200, al comando dell’eroico colonnello Castagna, resistettero per mesi, con sacrifici di ogni genere, con accorgimenti  impensabili ed eroici, come ad esempio montare sui pochi automezzi a disposizione alcuni cannoni e mitragliatrici, così da creare colonne celeri motorizzate e armate, per far fronte ad eventuali attacchi da parte di autoblindo o mezzi corazzati.

Alla fine dovettero cedere, ma ebbero l’onore delle armi da parte degli inglesi, che  riconobbero lo spirito di sacrificio ed il valore dei nostri soldati splendidamente coadiuvati  anzi, direi integrati   dagli Ascari, soldati eritrei ed arabi che mi piace chiamare “nostri” soldati.

Il tenente colonnello Castagna (era stato promosso sul campo qualche giorno prima per merito di guerra), ferito al capo, fu prima portato in un ospedale inglese in Palestina e, dopo la guarigione, in un campo di prigionia in India, presso Bombay, dove passò sei anni prima di essere rimpatriato.

 

Un ricordo di questi valorosi si ebbe da parte del Parlamento italiano solo nel 1950 e poi sembra più nulla.

 

Noi vogliamo ricordarli con la canzone che ne celebrò il valore

 

LA CANZONE DI GIARABUB
Inchiodata sul palmeto – veglia immobile la luna
a cavallo della duna – sta l’antico minareto.
Squilli, macchine, bandiere, – scoppi sangue … Dimmi tu
che succede cammelliere? – E’ la sagra di Giarabub!

Colonnello, non voglio pane, dammi
piombo pel mio moschetto
c’è la terra del mio sacchetto
che per oggi mi basterà.

Colonnello, non voglio l’acqua, dammi
il fuoco distruggitore
con il sangue di questo cuore
la mia sete si spegnerà.

Colonnello, non voglio il cambio,
qui nessuno ritorna indietro
non si cede neppure un metro
se la morte non passerà!”
Spunta già l’erba novella – dove il sangue scese a rivi…
Quei fantasmi in sentinella – sono morti, o sono vivi?
E chi parla a noi vicino? – Cammelliere, non sei tu?
– In ginocchio, pellegrino: – son le voci di Giarabub!

Colonnello, non voglio pane, dammi
piombo pel mio moschetto
c’è la terra del mio sacchetto
che per oggi mi basterà.

Colonnello, non voglio l’acqua, dammi
il fuoco distruggitore
con il sangue di questo cuore
la mia sete si spegnerà.

Colonnello, non voglio il cambio,
qui nessuno ritorna indietro
non si cede neppure un metro
se la morte non passerà!”

Colonnello non voglio encomi,
sono morto per la mia terra…
Ma la fine dell’Inghilterra
Incomincia a Giarabub!!!

75°ANNIVERSARIO DELLA BATTAGLIA DI EL ALAMEIN

Cade in questi giorni il  75°  anniversario della seconda battaglia di El Alamein (26 ottobre-6 novembre 1942)  che vide fronteggiarsi le truppe dell’Asse,  comandate  dal feldmaresciallo Erwin Rommel e l’Ottava armata britannica del generale Bernard Law Montgomery.

Ho avuto la fortuna di essere presente più volte al Sacrario che raccoglie i resti dei nostri caduti.

In quei luoghi, in quel deserto, in quelle condizioni estreme, ti chiedi per prima cosa come hanno potuto  combattere i nostri soldati; davanti a quelle lapidi, oltre alla commozione  senti  l’orgoglio di Patria e di quello che i nostri soldati hanno fatto.

Quando ti trovi in quel Sacrario e davanti a quel campo di battaglia, come qualcuno ha detto, non è necessario essere nostalgico, fascista o folgorato da furore bellico  per essere orgoglioso di far parte di un popolo che ha combattuto con onore  e che ha perso perché sono mancate le armi e la fortuna, non certo  il coraggio.

 

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EL ALAMEIN 03-02

20 OTTOBRE 1944 – LA STRAGE DI GORLA

 

20 OTTOBRE 1944 – LA STRAGE DI GORLA

Oggi purtroppo non tutti hanno titolo ad essere ricordati. Le vittime innocenti di bombardamenti inglesi, americani ecc.. non devono avere una storia, anzi, devono sparire dalla storia.

Noi invece vogliamo ricordarle quelle vittime e il fatto che siamo pochi a farlo non ci interessa, perché chi lo fa non segue ordini o obiettivi di strumentalizzazione dei fatti.  Noi vogliamo ricordare per amore, nel nostro intimo o con pochi intimi, con quelli cui ci accomunano i sentimenti ed i valori. Non lo facciamo per la platea, ma per onorare le vittime, senza falsificare gli avvenimenti e la storia.

Con questo spirito vogliamo ricordare la strage di Gorla di cui lo scorso 20 ottobre è caduto l’anniversario.

Vogliamo , senza grancasse e sommessamente unirci affettuosamente ai parenti di quei 184 bambini, dei 14 insegnanti, della direttrice della scuola, dei 4 bidelli e dell’assistente sociale che perirono sotto un bombardamento aereo “alleato”; come anche ai parenti delle altre 614 vittime i cui corpi furono trovati nella zona.

Non fu un atto di guerra, fu  un crimine contro l’umanità, coscientemente perpetrato dai comandanti dei 36 aerei  del 451º Gruppo bombardieri il cui obiettivo era quello di colpire la Breda, ma che nel  nel corso della seconda ondata,  si trovarono a volare con le bombe già innescate,  su una zona diversa da quella che avrebbero dovuto bombardare. Dovevano liberarsi di circa 350 bombe da 500 libbre durante il viaggio di ritorno, ma invece di farlo in aperta campagna o in mare, decisero di farlo sul centro abitato che in quel momento stavano sorvolando, Gorla e Precotto.

La giornata era limpida, senza nebbia o smog, non c’era alcuna possibilità di confondere le fabbriche o obiettivi militari con le abitazioni.

Eppure alle 11,30 del mattino  un centinaio di tonnellate di bombe caddero non su obiettivi militari o strategici, ma sui bambini ed insegnanti della scuola che si apprestavano a raggiungere il rifugio antiaereo.

Il colonnello Stefonowicz, da cui dipendeva il 451° group, autore dell’eccidio, criticò aspramente l’operato dei piloti, non per il massacro ma per il danno d’immagine che lo scadente lavoro di squadra aveva causato all’aviazione americana.

  Nessuno versa lacrime e riverisce i bambini morti a Gorla, nessuno si commuove davanti alle foto della strage, nessuno versa una lacrima leggendo la letterina con cui una bimba ringraziava il Signore Iddio di averla salvata.  Queste foto e queste lettere non hanno l’onore di essere conservate in un museo.

Non importa, sono nei nostri cuori.

 

I martiri di Gorla caduti sotto le bombe dei liberatori anglo-americani.

 I Bambini :

ABBONDANTI Ernesta, di anni 7

ALQUA’ Dolores, di anni 9

ANDREONI Edvige, di anni 6

ANDREONI Franco, di anni 6

ANDENA Vanda, di anni 7

ANDENA Giorgio, di anni 9

ANGIOLINI Cesarina, di anni 10

 

 

ASSANDRI Marisa, di anni 10

AVANZI Lucia, di anni 8

BACCINI Luciana, di anni 10

BACILIERI Giancarlo, di anni 11

BALDO Bruno, di anni 7

BALUCI Teresa, di anni 7

BALUCI Concetta, di anni 9


BERTOLESI Piera, di anni 7

BERTONI Valter, di anni 9

BIANCHET Chiara, di anni 10

BIFFI Pierluigi, di anni 6

BOERCHI Silvano, di anni 8

BOLZONI Gianfranca, di anni 6

BOMBELLI Giuseppe, di anni 9

BONFIGLIO Celestina, di anni 8

BORACCHI Vilma, di anni 6

BORGATTI Elena, di anni 9

BANDIERA Valter, di anni 9

BECCARI Vilma, di anni 10

BECCARI Stefania, di anni 8

BELLUSSI Ambrogio, di anni 8

BENZI Bice, di anni 6

BERETTA Giuseppe, di anni 6

BERNAREGGI Tullio, di anni 8

BERSANETTI Loredana, di anni 6

BERTOLENI Vincenzo, di anni 7

BREMBATI Giovanna Elisabetta, di anni 8

BREMMI Maria, di anni 11

BRIOSCHI Paolo, di anni 9

BRIOSCHI Gianni, di anni 6

BRIVIO Giovanna, di anni 12

BURATTI Rosalba, di anni 7

CACCIATORI Ernestina, di anni 6

CALABRESE Loredana, di anni 6

CALETTI Giancarla, di anni 6

CAUDA Rosangela, di anni 12

CARANZANO Margherita, di anni 7

CARRERA Carlo, di anni 11

CARRETTA Renata Teresa, di anni 9

CARRETTA Luigi, di anni 8

CARRETTA Anna, di anni 7

CASATI Giuliano, di anni 7

CASLINI Adriano, di anni 10

CASSI Giordano, di anni 9

CASSUTTI Ida Santina, di anni 10

CASTELLI Lorenzo Omobono, di anni 6

CASTELLINO Claudia, di anni 9

CASTOLDI Rolando, di anni 7

CATTANEO Carlo, di anni 5

CAVAGNOLI Giuliana Maria,

di anni 6

CAZZANIGA Antonio, di anni 9

CELIO Anna, di anni 7

CERUTI Giancarlo, di anni 7

CINQUETTI Felice, di anni 10

COLOMBANI Adriano, di anni 9


COLOMBANI Rosanna, di anni 7

COLOMBO Annamaria, di anni 7

COLOMBO Maria, di anni 10

COMPITI Agostina, di anni 9

CONCARDI Giancarlo, di anni 7

CONSIGLIO Riccardo, di anni 11

CONTATO Rosalia, di anni 6

CONTI Mirella, di anni 10

DALLA DEA Marina, di anni 9

DALLA DEA Vittore Paolo Ambramo, di anni 7

DALL’ORA Emilia, di anni 10

DANIELI Gianna, di anni 10

DE CONCA Luisa, di anni 10

DIDONI Fausta, di anni 10

DIDONI Teresina, di anni 11

DONEDA Giulia, di anni 6

DORDONI Giancarla, di anni 11

FALCO Franco, di anni 6

FARINA Gaetano, di anni 10

FARINA Mario, di anni 6

FARINELLA Giovanna, di anni 8

FERRARIO Luigi, di anni 6

FERRE’ Margherita, di anni 8

FERRI Natalino, di anni 8

FERRONI Pierino, di anni 7

FONTANA Oscar, di anni 8

FONTANA Vittoria, di anni 10

FOSSATI Adele, di anni 6

FRANCHI Dario, di anni 7

FRANZI Angelo, di anni 6

FREZZATI Rosalia, di anni 6

FRONTI Angelo, di anni 6

FUZIO Ezio, di anni 9

GALLINA Clelia, di anni 12

GARULLI Giovanni, di anni 8

GAVOLDI Antonio, di anni 9

GHELFI Pasquale, di anni 10

GILARDI Silvana, di anni 6

GIOVANNINI Villiam, di anni 7

GIULIANI Aldo, di anni 8

GOI Eleonora, di anni 11

GORETTI Edoardo, di anni 6

GRANDI Enrico, di anni 7

LAMBERTI Lamberto, di anni 9                                                            

LANDINI Peppino, di anni 8

LIBANORI Giancarlo, di anni 6

LIBRIZZI Maria, di anni 11

LOMBARDI Giuliana, di anni 3

MAESTRONI Giuliano, di anni 6

MAESTRONI Luigi, di anni 12

MAJO Giuliano, di anni 9


MAJO Santino, di anni 7

MAROLI Ruggiero, di anni 8

MARZORATI Roberto, di anni 8

MASCHERONI Nella, di anni 9

MASIERO Gianfranco, di anni 8

MASSARO Antonio, di anni 9

MASSAZZA Natale, di anni 10

MEREGALLI Mirella, di anni 6

MERONI Adriano, di anni 9

MIGLIORINI Maria, di anni 9

MINGUZZI Graziano, di anni 10

MOCCIA Carmela, di anni 6

MODESTI Giancarlo, di anni 6

MOIOLI Umberto, di anni 6

MONFRINI Bruno, di anni 6

MORETTI Licia, di anni 6

MUTTI Giuseppina, di anni 10

NASI Cesarino , di anni 8

ORLANDI Graziella Maddalena, di anni 7

PAGANINI Giorgio, di anni 6

PAGLIOLI Guido, di anni 9

PAGOT Francesca, di anni 5

PANIZZA Armida, di anni 6

PANIZZA Maria, di anni 13

PANNACCESE Antonio, di anni 8

PAVAN Gualtiero, di anni 6

PAVANELLI Maria Luisa, di anni                            10

PEDUZZI Rosa Rachele, di anni 8

PETROZZI Sergio, di anni 7

PIAZZA Mario Adolfo, di anni 6

PIERIN Giuseppe, di anni 9

PIOLTELLI Anna, di anni 6

PIROTTA Annunziata Ornella, di anni 6

PIROVANO Adele, di anni 6

PONTI Abele, di anni 6

PORRO Emilio, di anni 6

POZZI Elisa, di anni 6

PUTELLI Anna, di anni 6

PUTELLI Pierina, di anni 7

RAVANELLI Pierluigi, di anni 6

REDAELLI Franco, di anni 9

RELLANDINI Franco, di anni 8

RESTELLI Rosanna, di anni 6

RHO Pierangelo, di anni 6

RIZZOLI Gerardo, di anni 6

ROMANDINI Maria Gabriella  Federica, di anni 6

RUMI Rinaldo, di anni 8

RUMI Gabriella, di anni 6

RUSCELLI Marisa, di anni 6

SALA Maria, di anni 7

SALETTI Giancarla, di anni 6

SCOTTI Luigia, di anni 10

SIRONI Ambrogio, di anni 7

SONCINI Antonietta, di anni 9

STOCCHIERO Armando, di anni 9

STOCCHIERO Rinaldo, di anni 6

STRANIERI Erminia, di anni 7

TAMIAZZO Gianfranco, di anni 6

TENCA Teresa, di anni 8

TERMINE Giannina, di anni 7

TROYER Giuseppe, di anni 12

VALLI Antonio, di anni 7

VELATI Giuliano, di anni 10

VELATI Maria, di anni 7

VERDERIO Ennio, di anni 6

VERGANI Giovanni, di anni 12

VICENTIN Mario, di anni 10

VIGANO’ Ernestina, di anni 7

VIGENTINI Alberto, di anni 10

VILLA Lidia, di anni 6

VOLPIN Rina, di anni 7

ZAMBONI Andrea Lorenzo, anni 9

ZANABONI Lidia, di anni 11

ZANELLATI Rosa Maria, di anni 6

ZELI Italo, di anni 7

ZUCCHETTI Luigi, di anni 8

ZUCCHETTI Giovanni, di anni 10

 


 

La Direttrice della scuola :

TAGLIABUE Isabella Ved. Castelnuovo

 

I Maestri  e collaboratori :

COLOMBO Bianca

CONSONNI Giulia

CONSONNI Silvio

CONTRERAS Aurora ARMANI

FIOCCHI Alicia

FOLLI Piera MERATI

GAZZINA Norma

LISSANDRINI Ester BENEDETTI

MAGNOLFI Giovanna LUZI

NOSETTO Piera Maddalena

PERONE Eugenio

PISTONE Teresa PEZZOTTA

POZZOLI Luisa

REDAELLI Maddalena

SANGALLI Maria Maddalena BIRAGHI con la figlia Riccardina di anni 14

VALZELLI Ida Ved. FUMAGALLI

VERGANI Cesare

ZACCHIA Dorotea QUARANTELLI

ZAMBONI Sara

 

 

 

La stessa bomba uccise altri piccoli     non ancora in età scolare:

AMBROSINI Marisa Vanda, di mesi 16          

CONTE Vittoria, di anni 4

FRANCO Domenico, di anni 3

GALBIATI Rosa, di anni 3

GALBIATI Rolando, di mesi 11

PEREGO Maria Grazia, di mesi 22

SIFARELLI Biagio, di anni 4

SORMANI Isabella Paola, di anni 4

SORRAVIA Alberto Salvatore, di anni 5

VILLA Franca, di anni 4

CLAPES Franca, di mesi 12 

 

BACILIERI Silvano, di anni 2

BALLADORI Annamaria, di mesi 15

BAZZANELLA Giancarlo, di mesi 18

BECCARI Lilia, di anni 2

BIRAGO Silvana Adele, di anni 4

BONATI Carlo, di mesi 12

 

CAVALLI Ornella, di anni 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

RINO COZZARINI

RINO COZZARINI ( 1918-1943)  di Antonio Tombesi

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Rino Cozzarini era nato a Venezia il 18 ottobre 1918. Volontario nella guerra di
Spagna e nel conflitto mondiale 1940-43 fu più volte decorato al valor militare.

Nei giorni oscuri che seguirono immediatamente l’infausto armistizio dell’8 settembre
’43, il Tenente Rino Cozzarini, trovatosi senza reparto in una località dell’Italia Meridionale, radunati intorno a se circa 700 militari sbandati e volontari di ogni età, formò un reparto organico che portò sulla linea di combattimento suscitando l’alta ammirazione dei Comandi tedeschi.

Dal 10 ottobre 1943 il reparto era schierato sul fronte di Cassino e precisamente nel
settore operativo Falciano – Mondragone, dove gli angloamericani premevano con
maggiore violenza. Quando questi tentarono di forzare le linee di difesa, gli uomini di Cozzarini  respinsero l’assalto dei mezzi corazzati, utilizzando la tattica della bottiglia di benzina e delle bombe a mano.

Durante un nuovo assalto contro i carri armati, il 10 novembre 1943 il Ten. Rino
Cozzarini, nel gesto di lanciare l’ultima bomba a mano, cadde riverso colpito al petto dal fuoco nemico.

AI termine della cruenta battaglia 192 furono i Caduti italiani.

La radio e la stampa dell’epoca esaltarono il sacrificio di Rino Cozzarini definendo il Caduto “sentinella eroica dell’Onore dell’Italia”. “Primo Caduto per la risorta
Repubblica” .

Il poeta futurista F. T. Marinetti ne cantò le gesta nell’ “Aeropoema di Cozzarini”.

Su proposta del Ministero delle Forze Armate, Maresciallo Graziani, il DUCE
concesse “motu proprio” al Ten. Rino Cozzarini la Medaglia d’Oro al valor militare “alla memoria” con la motivazione, trascritta sul documento del Ministero delle Forze Armate
che segue:

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Nel 1993, al km. 156,600 della via Csilina – nei pressi del luogo del suo cosciente sacrificio – è stato apposto un “cippo” dedicato al Ten. Cozzarini.

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CAMERATA COZZARINI   :   PRESENTE !

L’ECCIDIO DI ROVETTA

L’ECCIDIO DI ROVETTA

28 Aprile 1945

di Antonio Tombesi

IL FATTO

            Il 26 aprile 1945 ad un Reparto del “Btg Camilluccia” della 1° Legione d’Assalto Tagliamento, dislocato alla Cantoniera della Presolana, passo che unisce la Vall Seriana con la Val di Sclave, giunse notizia che radio Milano, ormai in mano ai partigiani, annunciava la disfatta tedesca con invito a tutti i reparti della R.S.I. ad arrendersi ai  C.L.N. locali.

Il reparto era costituito da 49 militi, quasi tutti minorenni, alcuni dei quali appena quindicenni, al comando del S. Tenente Panzanelli di anni 22. La dislocazione del reparto alla Presolana era quello di impedire alle formazioni partigiane dell’Alta Valle Dezzo di congiungersi con quelle sul Martirolo. I compiti del reparto erano quindi di difesa statica, per cui questi giovani legionari non avevano partecipato mai ad altre operazioni.

Dopo opportune consultazioni con i suoi militi il S. Tenente Panzanella – incalzato anche da tale Franceschetti, proprietario dell’Albergo occupato dai militi, che temeva, in caso di conflitto, danni alle sua proprietà. – decideva di accogliere una proposta da parte del C.L.N. di Clusone.  Conseguentemente il reparto, con tutte le armi in dotazione, accompagnato dallo stesso Franceschetti, mosse a piedi verso la valle diretto a Clusone.

Allorchè la colonna raggiunse il paese di Rovetta trovò costituito un C.L.N. locale, il cui Presidente era tale Pacifico, maggiore dell’esercito, che promise salva la vita. Pertanto il reparto consegnò le armi all C.L.N. e quindi i militi vennero affidati al Parroco, don Bravi, che ne curò l’accantonamento nei locali della scuola comunale.

La situazione quindi appariva stabilizzata, senonchè la mattina del 28 aprile 1945 giunsero a Rovetta due autocarri carichi di partigiani, appartenenti  alla 53° Brigata garibaldina con il fermo proposito di farne strage per motivi di vendetta e rappresaglia, alla quale purtroppo il C.L.N. di Rovetta non ebbe la forza di opporsi.

I militi prigionieri, a gruppi di quattro o cinque, vennero condotti nei pressi del Cimitero locale e fucilati. Gli uccisi furono 43 e, dopo il colpo di grazia, i loro corpi furono sepolti, alla rinfusa, in tre fosse comuni.

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Questa la triste cronaca della strage di Rovetta, sulla base della sentenza, resa dalla Sezione Istruttoria della Corte di Appello in data 21 aprile 1951, con la quale venne disposto di non doversi procedere a carico dei 16 imputati, trattandosi di fatto non punibile, ai sensi dell’articolo UNICO del D.L.L. 12 aprile 1945.

In virtù di tale articolo sono azioni di guerra tutte le operazioni eseguite dai patrioti per la lotta contro i fascisti nel periodo dell’occupazione nemica. Nella fattispecie l’occupazione fu ritenuta cessata soltanto con il 1° maggio 1945 e cioè quando il Governo Militare Alleato assunse i poteri in provincia di Bergamo!

Nel Cimitero di Rovetta una tomba, una lapide con il nome dei Caduti ed una croce ricordano il sacrificio dei 43 Legionari dalla Tagliamento.

I loro resti mortali, ormai informi, nel novembre 1947, a cura dei familiari, vennero riesumati e traslati a Roma, nel Cimitero del Verano, dove riposano insieme.

sacrario-tagliamento-al-veranoOgni anno, nel mese di settembre, i Reduci della 1° Legione “Tagliamento”, i Familiari dei Caduti e le Associazioni Combattentistiche si ritovano insieme dinanzi al Sacello di questi Martiri per la Patria per rinnovare il giuramento : per non dimenticare !

CAMERATI CADUTI DELLA 1° LEGIONE TAGLIAMENTO : PRESENTI !!

ETTORE MUTI (1902-1943)

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   di Antonio Tombesi                                                                   24 agosto 2016

Settantatre anni fa, nella notte tra il 23 e il 24 agosto 1943 nella pineta di Fregene, località  balneare nei pressi di Roma, cadde vittima di una ignobile imboscata della polizia badogliana Ettore Muti, nobile figura di combattente e  idealista purissimo.

La notizia della morte fu comunicata il giorno 24 dall’”Agenzia Stefani” come segue:  “ Questa notte, nei dintorni di Roma, è deceduto l’ex-segretario del disciolto Partito Fascista Ettore Muti, Medaglia d’oro al valor militare nella guerra di Spagna”.

A fronte dell’incredula reazione dell’opinione pubblica, la stessa “Agenzia Stefani” diramò il giorno successivo il comunicato che segue: ” A seguito di accertamento di gravi irregolarità nella gestione di un ente parastatale, nel quale è risultato implicato l’ex-segretario del Partito Fascista Ettore Muti, l’Arma dei Carabinieri procedeva nella notte dal 23 al 24 corrente al fermo del Muti a Fregene. Mentre lo si conduceva alla caserma sono stati sparati dal bosco colpi di fucile contro la scorta. Nel momentaneo scompiglio egli si dava alla fuga, ma inseguito e ferito dai colpi di moschetto tirati dai Carabinieri, decedeva”.

 Certamente l’uccisione di Ettore Muti resta una pagina oscura ed equivoca, che trova la sua matrice negli avvenimenti di quei giorni.

 Come noto Badoglio, nell’assumere il Governo, il 25 luglio diramò il famoso messaggio: “La guerra continua!.l’Italia….mantiene fede alla parola data, gelosa custode delle sue millenarie tradizioni”.

 Attesa la gravità dell’ora, la predetta dichiarazione impedì ogni reazione da parte dei fascisti. ( La stessa Milizia depose nel cassetto la camicia nera e i fasci dalle mostrine per indossare la camicia grigio-verde e le stellette).

Nello stesso tempo il Governo Badoglio iniziò le trattative per la resa incondizionata, ma allertato dalle notizie di una probabile riorganizzazione del movimento fascista, che avrebbe potuto nuocere alle trattative, avviò perquisizioni e arresti tra gli ex-gerarchi, tra i quali certamente Ettore Muti, figura leggendaria del Fascismo e di grande carisma. Di qui la decisione dell’arresto e forsanche della sua eliminazione da parte dei servizi segreti.

 Ettore Muti era nato a Ravenna il 2 maggio 1902.  Volontario nella Prima guerra mondiale, legionario a Fiume con D’Annunzio, partecipò attivamente nel sorgente movimento fascista. Aviatore, venne più volte decorato per azioni di guerra compiute durante la campagna nell’Africa orientale, nella guerra civile spagnola e nella Seconda guerra mondiale.

Per breve periodo fu anche Segretario del Partito Fascista, carica dalla quale egli stesso chiese di essere dispensato per tornare dove il suo spirito di più intensa luce brillava:  il combattimento!

CAMERATA ETTORE MUTI :  PRESENTE !

AJMONE FINESTRA (1921 – 2012)

Ajmone Finestra nacque a Todi (PG), ma ben presto si trasferì con la famiglia nell’Agro Pontino. Fu allievo dell’Accademia di Educazione Fisica della Farnesina.

Volontario di guerra, Ufficiale del Btg: Bersaglieri “Zara” ha combattuto sul fronte balcanico (1941-1943) al comando di una compagnia anticomunista di un battaglione d’assalto ortodosso (i c.d. cetnici).

Dopo 18 settembre 1943, ribellatosi alla “resa incondizionata” dell’Italia agli anglo-americani, ha continuato a combattere contro gli slavi comunisti di Tito in un reparto di Arditi, composto esclusivamente da volontari universitari.

Nel dicembre 1943 il reparto, trasferito prima a Trieste e poi a Padova, fu inquadrato quale 4A Compagnia del 2° Battaglione d’Assalto” Venezia Giulia”.

Inizialmente impegnato sul fronte Adriatico in azioni di pattugliamento, polizia e riserva mobile per la difesa costiera, nell’agosto 1944, il “Venezia Giulia” entrò a far parte della costituenda Divisione “Etna” della G.N.R. ed avviato nella zona della Val d’Ossola, con lo scopo di sbarrare il passo, dalla Valle Toce al Lago Maggiore, alle divisioni partigiane autonome e comuniste particolarmente attive. La 4A Compagnia, al comando di Finestra, prese posizione prima a Gravellona Toce e poi a Fondo Toce.

Nell’ottobre 1943 il “Venezia Giulia”, unitamente ad altri reparti della RSI, partecipò alla liberazione dell’Ossola dalla effimera Repubblica Ossolana.

E veniamo all’ultimo atto. Nelle sue memorie Ajmone Finestra racconta che il 23 aprile 1945 il Comando del “Venezia Giulia” riceve l’ordine di ripiegare su Intra, previo concentramento dei vari presidi a Baveno. Forti bande partigiane presenti in zona sono decise a precludere al “Venezia Giulia” ogni via di ritirata. Al contrario gli “Arditi” di Finestra son ben decisi ad aprirsi un varco.

Più volte i partigiani offrono la resa, ma la risposta di Finestra è lapidaria: “Gli Arditi, nati per l’onore, non consegnano le armi ai volontari della resa!”.

Respinte le proposte di resa, a Baveno, si forma una colonna di circa 700 uomini – comprendente parte del “Venezia Giulia” e di altri reparti sbandatisi (G.N.R, X MAS e BB.NN), nonché un centinaio di militari germanici – ben decisa ad aprirsi un varco. In avanguardia della colonna è il “Venezia Giulia”, preceduto dagli esploratori e da un carro armato. Il comando operativo è assunto dal Tenente Finestra.

Il 25 aprile viene attaccata Stresa, aprendo così la strada per Belgirate e Meina. La radio partigiana, che segue gli spostamenti del reparto, l’apostrofa come la “famigerata colonna Stamm/Finestra”, da distruggere.

Il 27 aprile al Mottarone, nei pressi della statua di San Carlo, si combatte un’aspra battaglia, ma i partigiani, sorprese ed accerchiati, cedono. Si punta allora su Arona e poi su Sesto Calende dove il ponte rotto impedisce di traghettare in Lombardia.

Il movimento in avanti procede lungo la Statale n. 33, si occupa Castelletto Ticino, le cui case sono disabitate ed è possibile avere, a turno, un po’ di riposo.

Il 29 aprile si presenta una Commissione di parlamentari, composta da partigiani, dal Vescovo di Novara e da un ufficiale americano delle O.O.S. Dopo trattative si concorda infine una tregua che consentirà alla colonna in armi di raggiungere Novara, dove i 152
partigiani prigionieri saranno restituiti ed i feriti ricoverati nell’Ospedale.

Il 30 aprile ha inizio la marcia verso Novara. In testa il carro armato e il “Venezia Giulia”. I partigiani osservano in silenzio rispettoso il passaggio dei Reparti. Alle porte di Novara viene inalberata sul carro armato lo Stendardo di Guerra del “Venezia Glulia”. La bandiera repubblicana garrisce in segno di sfida sulla Torretta. La folla di popolo, composta ed urlante, si placa. Anche i partigiani salutano con corretta lealtà lo Stendardo. Il  reparto si sistema quindi a difesa nella Caserma “Cavalli”.

Il 3 maggio 1945 avviene la resa delle armi alla 34° Divisione Nordamericana “Toro”. Dinanzi allo schieramento degli Arditi si porta un maggiore americano che pronuncia questa frase: “Voi siete i degni fratelli dei combattenti d’Africa“. La guerra del “Venezia Giulia” è conclusa.

Per Ajmone Finestra c’è il campo di concentramento a Coltano,  la fuga, la prigionia, il processo politico dinanzi alla Corte d’Assise di Novara con la richiesta di condanna a morte per collaborazionismo militare avanzata dal P.M. Scalfaro, condanna non erogata per la concessione delle attenuanti perché ritenuto ufficiale leale e valoroso, come testimoniato, in udienza, dal suo Comandante di Reggimento.

Nel dopoguerra aderisce subito al Movimento Sociale Italiano, di cui diviene Segretario Federale di Littoria.  Componente della Direzione Nazionale e del Comitato Centrale. Consigliere Regionale del Lazio e Senatore della Repubblica in due legislature, Sindaco di Latina dal 1993 al 2002.

Dal 2004 alla data della morte, avvenuta il 26 aprile 2012, è stato Presidente Nazionale dei Combattenti della R.S.I..

Comandante Ajmone  Finestra non Ti dimenticheremo mai!